Perché scegliere la mediazione civile?
Appunti sul mio intervento durante la presentazione della partnership tra ADR Pro.Gest.Italia – Organismo di mediazione civile – e la Confederazione AEPI.
Roma 10 luglio 2025
Vedo questa collaborazione come un importante spiegamento di forze, di risorse, quindi di fiducia e di impegno per sostenere e valorizzare ancora di più la mediazione.
La vedo come una opportunità per fare rete e ampliare insieme la platea di cittadini, imprenditori, liberi professionisti a cui veicolare la mediazione come risorsa preziosa.
La vedo questa collaborazione come occasione quindi per realizzare ancora più valore sociale, che è poi di fatto il fine ultimo della mediazione e ciò che a noi, a me, sta più a cuore.
Sulla dimensione valoriale della mediazione il legislatore della riforma ha insistito molto, introducendo rimandi alla lealtà e buona fede con cui le parti e gli avvocati sono chiamati a cooperare al tavolo di mediazione al fine di realizzare un effettivo confronto sulle questioni controverse; introducendo sollecitazioni a risvegliare e fare appello a quel senso di auto responsabilità, correttezza e rispetto l’uno dell’altro necessari per sostare al tavolo e lavorare per arrivare a un accordo.
Il legislatore della riforma ci sta dicendo che dobbiamo considerare la mediazione non più solo come strumento deflattivo del carico giudiziario pendente, ma come risorsa per realizzare una forma di giustizia altra, rispetto a quella che si compie nelle aule del tribunale: la giustizia consensuale, che va oltre la logica avversariale – propria del processo – che vede me contro te, dove la ragione esiste in quanto è contrapposta al torto e per la quale io, per avere ragione, devo dimostrare che tu hai torto per approdare a una visione collaborativa che vede me e te seduti al tavolo a collaborare per costruire un accordo nel quale entrambi realizziamo i nostri interessi. Me e te che diventiamo noi. Nella mediazione torto e ragione hanno senso fino a che non ci sediamo al tavolo e decidiamo che collaborare è meglio che farsi la guerra.
In sintesi per il legislatore della riforma la mediazione oggi è una risorsa preziosa per recuperare un approccio diverso al conflitto perché gli accordi fatti in mediazione sono sostenibili. Le prospettive che si creano con l’accordo garantiscono maggiore stabilità, sostenibilità, crescita economica e delle relazioni. Le parti si riappropriano dei rapporti e delle loro vite e si prendono fino in fondo la responsabilità di collaborare per strutturare insieme l’accordo.
Perché scegliere la mediazione civile?
https://datiestatistiche.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/Mediazione_Civile__Anno_2023.pdf
La risposta la troviamo anche nei numeri, ossia i dati statistici: le ultime rilevazioni del Ministero di Giustizia, datate 31 dicembre 2023, attestano un trend di crescita del ricorso alla mediazione: il dato più interessante per rispondere alla domanda è legato ai procedimenti che sono in costante aumento (nel 2021 i procedimenti pendenti finali erano 141.480, nel 2022 155.122 e nel 2023 se ne sono registrati 178,182).
Nell’arco temporale 2021-2023 l’aderente è comparso nel 52,5% dei casi e, nel 30,4% di essi si raggiunge l’accordo conciliativo. Per chi fa mediazioni da poco possono sembrare dati ancora deboli ma, per chi come me, fa mediazioni dal 2011, questi numeri segnano una significativa crescita del trend. Sarà molto interessante leggere le prossime rilevazioni statistiche aggiornate alla riforma Cartabia che ha dato nuova spinta e un nuovo impianto normativo alla mediazione. Tra le novità più significative quella di aver eliminato il primo incontro c.d. filtro, quello informativo per intenderci, all’esito del quale le parti erano chiamate a decidere se proseguire, o meglio iniziare, la mediazione. Ora ci si siede al tavolo e si inizia a negoziare. E’ verosimile attendersi un incremento dei casi di accordo al primo incontro e in quelli successivi.
Perché scegliere la mediazione ce lo dice chiaramente anche un altro dato: tra le controversie nelle quali si registra una maggiore percentuale di comparizione dell’aderente (superiore al 50%), e quindi una maggiore percentuale di accordo, si confermano quelle che riguardano rapporti familiari, nonché le liti relative, in generale, a rapporti sociali o contrattuali, destinati a durare nel tempo (successioni ereditarie, divisione, diritti reali, condominio, affitto di aziende, locazione, contratti bancari; a queste andranno aggiunte le nuove materie introdotte dalla riforma). Quei rapporti in cui c’è più bisogno di ricucire i fili delle relazioni per garantire loro stabilità.
Perché scegliere la mediazione civile?
Uno dei motivi è che si può mediare anche a distanza. La mediazione telematica è diventata una realtà, normata con rigore e nel dettaglio dalla riforma. Mi aspetto che i prossimi dati statistici rilevino un incremento del ricorso alla mediazione telematica rispetto a quella in presenza che, all’ultima rilevazione, rappresentava comunque e prevedibilmente la modalità preferita. Non mi stupirei se il trend risultasse invertito. Come Organismo disponiamo di un software certificato che permette di svolgere l’intera mediazione in modalità telematica, garantendo riservatezza ai singoli incontri e firma digitale certificata come prescrive la riforma. La mediazione telematica può iniziare dallo stesso deposito della domanda di mediazione che appunto può essere fatto online.
Perché scegliere la mediazione civile?
Non ultimo perché il legislatore ci dice che non sceglierla oggi costa caro. Costa rinunciare a crediti di imposta che non sono più, come un tempo, riservati alla fase finale accordo/non accordo. La riforma Cartabia ha rafforzato e diversificato il credito di imposta: accanto a quelli già previsti ha introdotto, nel caso di mediazione obbligatoria e demandata, un credito di imposta commisurato al compenso corrisposto all’avvocato che assiste le parti in mediazione obbligatoria e un credito di imposta commisurato al contributo unificato versato per instaurare un giudizio estinto grazie all’accordo raggiunto in mediazione.
La normativa ha infine rivisto la disciplina relativa al gratuito patrocinio prevedendo tra l’altro a favore dell’Organismo un credito di imposta commisurato all’indennità non esigibile dalla parte ammessa al gratuito patrocinio.
In conclusione, oggi la mediazione è configurata per essere uno strumento di tutti, per tutti e accessibile da tutti. Ed è importante che sia percepita da tutti come una risorsa. Una domanda che spesso mi pongo: al di là di noi, professionisti del settore, cosa si sa della mediazione civile? Cosa sanno gli imprenditori, i cittadini, le famiglia, i liberi professionisti della mediazione? Essere in tanti a fare mediazione, in tanti ad assistere i clienti in un procedimento di mediazione, in tanti a fare i mediatori, fa si che quante più persone facciano esperienza di mediazione ed essa venga vissuta come una opportunità preziosa per rinsaldare/trasformare/ricucire rapporti, per stringere alleanze e accordi economici duraturi e sostenibili. Questa collaborazione ci da l’opportunità di essere in tanti a portare la mediazione a tutti.
Protagoniste della mediazione sono le parti ma l’avvocato è oggi alleato prezioso e indiscusso nel ruolo che più gli si addice: avvocato negoziatore che assiste la parte o avvocato mediatore che accompagna le parti nel percorso di mediazione. In conclusione scegliere la mediazione vuole dire oggi farsi parte attiva di un cambiamento culturale ormai in atto; come mediatori siamo artefici di questo cambiamento. Come avvocati negoziatori siamo protagonisti insieme alle parti di questo cambiamento.
Le società, i cittadini gli imprenditori e le famiglie hanno bisogno di mediatori che non solo sappiano fare ma che facciano mettendoci il cuore e la fiducia, e hanno un gran bisogno di avvocati che credano nella possibilità per i loro assistiti di aprire nuove strade di consenso e accordo al di là del contenzioso giudiziario che comunque c’è e ci sarà sempre.
Infine concludo con una riflessione che spesso rivolgo a me stessa. Perché scegliere di fare mediazione, oggi? Una delle risposte che mi do è che, in un periodo così buio e così fortemente dominato dal conflitto, è necessario allenarsi a fare la pace. A costruire la pace. Perché l’accordo non si fa, si costruisce.
Concludo citando un antico proverbio africano che dice che facendo insieme si va lontano e allora io auspico che questa collaborazione faccia andare lontano la mediazione. La faccia volare proprio.
