Quale è la differenza tra la mediazione familiare e altri percorsi di aiuto alle persone come la psicoterapia, la consulenza coniugale o la consulenza legale?
Questa è una di quelle domande che mi sento più spesso rivolgere da amiche, clienti o conoscenti.
Andiamolo a scoprire.
Confronto tra la mediazione familiare e altri percorsi di aiuto alle persone
Vediamo In Cosa Consiste La Mediazione Familiare Alla Luce Delle Differenze Con Altri Percorsi di aiuto
Differenze e specificità proprie della mediazione familiare rispetto ad altri percorsi di aiuto alla coppia. Cosa è e cosa non è la mediazione familiare
La mediazione familiare non è un percorso di psicoterapia perché non ha l’obiettivo di analizzare il conflitto né di andare alla sua origine; essa non guarda al passato ma, partendo dall’analisi della situazione presente, mira ad aiutare le persone a trovare una nuova, più serena e funzionale organizzazione della vita quotidiana che tenga conto e rispetti i bisogni di tutti i soggetti coinvolti nell’evento separativo, in primis i figli.
Nella mediazione familiare la relazione conflittuale tra le parti non viene perciò affrontata e sciolta per far ricongiungere la coppia ma per aiutarla a riorganizzare il futuro trovando la soluzione più funzionale a tutte le questioni che la stessa coppia ha deciso di affrontare in mediazione e che verrà riportata nell’accordo.
La mediazione familiare non è una consulenza legale. Le persone che si rivolgono al mediatore hanno già, hanno avuto o potranno avere in futuro un avvocato di fiducia che le supporterà al meglio in tutti gli aspetti giuridico – legali e giudiziari. La mediazione muove dai bisogni dei mediandi, la consulenza legale dalle posizioni giuridicamente rilevanti e mentre la prima lascia le persone libere di autodeterminarsi e adottare le decisioni più in linea con la loro natura e i loro bisogni, la consulenza legale fornisce un parere giuridico sulla specifica situazione nella quale le persone si trovano.
La mediazione familiare non è una consulenza tecnica per i giudici ed è separata e svincolata dal percorso in tribunale. Con ciò si intende che tutto quello che viene detto e che accade in mediazione familiare è assolutamente riservato e il mediatore, come si vedrà più avanti, proprio perché tenuto al rispetto della riservatezza, non può per alcun motivo relazionare il giudice su ciò che accade o è accaduto in mediazione. Quello che il mediatore può limitarsi a fare è riferire al giudice circa la decisione della coppia di iniziare o meno il percorso di mediazione familiare.
La mediazione familiare non è una consulenza matrimoniale per coppie in crisi o su specifiche questioni inerenti la vita di coppia. Nulla esclude che il mediatore familiare sia formato anche alla consulenza matrimoniale ma eserciterà questo ruolo in apposito contesto, diverso dalla mediazione familiare.
La mediazione familiare non ha neanche lo scopo di individuare e definire torti e ragioni in capo alle persone in quanto il mediatore, come si vedrà avanti, non ha il potere di schierarsi verso l’uno o verso l’altro né di emettere giudizi o esprimere pareri di merito.
Quindi la mediazione familiare cosa è esattamente?
La mediazione familiare, come viene comunemente definita, è un percorso volto alla riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione e/o al divorzio.
Essa muove infatti dal presupposto che due persone che hanno costituito una famiglia restano unite anche nell’evento separativo dalla comune responsabilità genitoriale che non si esaurisce mai, neppure con il divorzio.
Il mediatore familiare aiuta le persone a fare anche questo, vale a dire a prendere consapevolezza che pur nella separazione e/o nel divorzio si resta genitori.
Al centro del percorso di mediazione familiare c’è, infatti, il comune interesse del minore (per le famiglie con figli naturalmente) che, in seguito alla separazione, si esprime nel dovere dei genitori/diritto dei figli alla bi-genitorialità.
L’obiettivo si realizza quando i genitori, pur separati, si riappropriano della comune responsabilità genitoriale.
La mediazione familiare nasce in risposta a bisogni connaturati all’essere umano
Bisogno di ritualità – in mediazione vengono stabilite delle regole a cui è necessario attenersi, le parti sottoscrivono un contratto, gli incontri hanno una durata precisa; tutto questo favorisce l’elaborazione e l’assunzione di responsabilità.
Bisogno di giustizia e di degiuridicizzazione – sono le persone ad elaborare le soluzioni più congeniali alle loro esigenze di vita quotidiana. La possibilità loro offerta di mettere al centro i bisogni legati alla dimensione affettiva nella relazione, senza che nessuna decisione venga presa o imposta dall’alto, permette loro di sentirsi protagonisti e responsabilizzati. La mediazione, restituendo potere alle persone, mette al centro la loro dimensione affettiva.
Bisogno di prevenzione del disagio minorile – la mediazione recupera e rafforza la responsabilità genitoriale e favorisce la ricerca delle soluzioni più funzionali ai bisogni dei figli e dei genitori di curare la relazione con loro. Questo riduce il rischio di conflitti tra ex coniugi in merito alla gestione condivisa dei tempi nella vita quotidiana e riduce il rischio che un genitore trascuri la relazione col figlio.
Bisogno di fare esperienza del perdono ossia di riuscire a riconoscere l’altro come portatore di aspetti positivi.